La Fondazione ha annunciato l’adesione al Blue Italian Growth dedicato all’economia del mare italiana
Cresce l’onda di One Ocean per un’economia blu in Italia e nel mondo. L’ultimo passo è l’annuncio di una importante collaborazione con il Cluster BIG, l’unico Cluster Tecnologico Nazionale dell’Economia del Mare italiano.
È un’adesione importante per la Fondazione One Ocean che potrà contare su un ente riconosciuto dal Ministero della Università e della Ricerca. L’associazione si è posta come obiettivo di consolidare il legame tra mondo della Ricerca e quello delle Imprese. Una partnership, quella tra pubblico e privato, che è possibile se ci sono valori condivisi come la sostenibilità nel mondo delle imprese.
One Ocean si è concentrato negli anni nella promozione di iniziative nell’ambito della blue economy. Un impegno di ampio respiro che coinvolge tutte le istituzioni e le realtà economiche locali. E non solo. La partecipazione al Cluster BIG significa entrare in un gruppo formato da 90 membri prestigiosi: università, centri di ricerca, distretti regionali, grandi imprese e Pmi. Si tratta, infatti, di una collaborazione strategica che andrà a rafforzare questa sinergia che si sta creando tra settore pubblico e privato in vista di un futuro sostenibile. One Ocean ci crede, e lo ha dimostrato con i fatti: ricerche, eventi, incontri con le scuole. Tutto questo serve far sentire tutti partecipi di un processo che sta portando benefici non solo al Pianeta, ma anche alle singole imprese che adottano dei modelli innovativi capaci di ridurre l’impatto ambientale. La Fondazione, si legge nella nota, «continua a impegnarsi affinché le imprese assumano un ruolo attivo inella protezione della salute degli oceani e contribuiscano allo sviluppo di un’economia blu resiliente». One Ocean, scegliendo di unirsi a Cluster Big, «cerca di amplificare il suo impatto condividendo le competenze, creando partnership e lavorando verso una visione condivisa di conservazione dell’ambiente e crescita economica» con «iniziative che allineino il progresso economico alla salute degli ecosistemi marini».
Riccardo Lo Re